TITOLO: RICCARDO E LUCIA
VINCITORE “Salviamo i talenti”- Attilio Corsini 2013/2014 – Teatro Vittoria, Roma
FESTIVAL INVENTARIA – FESTIVAL IN SCENA NY
INTERPRETI: IVANA LOTITO e PIO STELLACCIO
SCRITTO E DIRETTO da CLAUDIA LERRO (testo originale liberamente ispirato al diario privato di Riccardo Lerro)
SINOSSI
“Riccardo e Lucia” è una storia semplice, quella di un uomo e di una donna e del loro amore eterno ma imperfetto.
Poeta e attivista politico il primo, donna semplice la seconda, i due si ritrovano naufraghi (sia pure in modo diverso) dello stesso Fascismo.
Ispirato al diario privato di Riccardo Lerro, “Riccardo e Lucia” è una storia vera che, riconoscendo nel passato le difficoltà e le contraddizioni del nostro presente, affronta temi eterni quali l’amore, l’assenza, la forza di credere ancora in un’ideale e di non tradirlo mai per restare fedeli a se stessi e grazie a questo, essere felici.
NOTE DI REGIA
Mentre il pubblico si accomoda sulle poltrone, una donna sola sul palco aspetta che finalmente si faccia silenzio. “Finalmente”, dopo una vita di dolore, di assenze, di promesse tradite ma anche di risate, di meraviglia, d’amore. Perché la vita è così. Un susseguirsi ininterrotto di buio e luce, di primavere ed inverni.
Quella donna lì, che attende immobile l’inizio dello spettacolo e la fine della vita, è Lucia: mia nonna.
E questa è la sua storia, i suoi inverni, le sue primavere. La sua e quella dell’unico suo eterno amore: Riccardo, mio nonno.
Tutto quello che ho raccontato è assolutamente vero. A volte incredibilmente, paradossalmente vero. Perché la vita è così: a volte troppo bella per essere vera, altre volte troppo amara perché si possa sopportare.
Questa storia, quindi, non l’ho scritta da sola, ma insieme a Riccardo e Lucia: ai racconti rarefatti di mia nonna, al diario personale ed agli appunti di mio nonno Riccardo.
Al funerale di Lucia, avvenuto poco tempo fa, mentre il carro passava sul corso del mio paese, i vecchietti seduti sulle panchine si sono alzati tutti e togliendosi il cappello, hanno salutato la sua vita. Quel rispetto, quella celebrazione della vita nella sua dolorosa e felice semplicità è il canto di partenza del mio testo.
Ad intrecciarsi alla storia d’amore, la passione politica di Riccardo, le cui parole proiettano nell’oggi le tracce d’incoerenza politica già riconoscibili nel passato post-bellico.
La messa in scena è semplice, come la storia raccontata. Perché non c’è nulla di più interessante della vita nel suo compiersi. A momenti quotidiani, si alternano i momenti onirici della scrittura e quelli musicali, quasi da film muto, del tempo che passa.
Una scelta ragionata, quella della semplicità, che vuole superare la “decostruzione provocatoria” della nostra contemporaneità per ripescare quello che mi sembra oggi la più grande delle provocazioni: IO CREDO. Nell’amore. Nella semplicità. Nella giustizia sociale.
Riccardo e Lucia, ora, non sono più solo i miei nonni, ma gli interpreti di una storia universale e senza tempo in cui ciascuno può riconoscere tracce di sé stesso.